N. 7. – Eruzione del 1737.
Il Vesuvio durante l’eruzione del 1737.
Dopo
l’eruzione del 1631, altre avvennero negli anni 1637, 1649, 1660, 1682, 1685, 1689,
1694, 1696, 1698, 1701, 1704, 1706, 1707, 1712, 1713, 1714, 1716, 1717, 1718,
1720, 1723, 1724, 1725, 1726, 1730, forse di non notevole violenza.
Dal 1730 e
fino al 1737, il Vesuvio ebbe un periodo di debole attività, caratterizzata
dall’emissione quasi continua di molto fumo e talvolta anche fuoco, ma negli
ultime tre o quattro mesi precedenti l’eruzione del 1737, tali emissioni
avvennero senza intermittenza. Tuttavia, nessuna preoccupazione destarono nella
gente, abituata da qualche secolo a fenomeni del genere.
Ma, dal 14
maggio del 1737, l’attività del Vesuvio aumentò notevolmente. Dal suo cratere
venivano lanciati anche proiettili e cominciò ad eruttare la lava,
mentre si udivano forti detonazioni.
L’attività del
vulcano divenne sempre più intensa fino a che, il 19 maggio, si udì,
specialmente a Torre del Greco, uno scoppio spaventoso. In un fianco del cono
del Vesuvio si era aperta una bocca di eruzione da cui usciva molta lava, che
si dirigeva in gran parte verso Torre del Greco, fermandosi a poca distanza dal
mare.
Alle falde
del vulcano si formavano sorgenti di anidride
carbonica, note sotto il nome di mofete.
Palmieri riferisce
che uno squarcio laterale del vulcano non avveniva da molto tempo e che, in
seguito, il Vesuvio non si sarebbe placato se prima non avesse avuto
un’eruzione da un suo fianco.
Dopo, il
Vesuvio fu quieto fino al 1751, anno in cui avvenne un’eruzione dal suo cono.
Su quella eruzione non ci soffermiamo oltre.