N. 8. –
Eruzione del 1767.
Il Vesuvio durante l’eruzione del 1767.
Un nuovo
periodo eruttivo cominciò il 28 marzo 1766. Un orlo del cratere, dalla parte di
Resina, si abbassò e da esso si versava una grande quantità di lava che si
dirigeva verso la pianura.
Il 10 aprile sull’orlo del cratere si aprì una grossa fenditura
e un torrente di lava si diresse verso la pianura, in direzione della città di
Ottaviano.
Sembrò, dopo questi eventi,
che la fase eruttiva fosse conclusa nel mese di dicembre, ma nell’ottobre del
1767 riapparve il fuoco dal cratere del vulcano.
Il giorno 19 novembre si udirono forti “muggiti”, che
arrivavano fino a Napoli, e dal cratere venne fuori una grande quantità di lava
che discese per l’Atrio del Cavallo e giunse anche sotto la collina
(detta dei Canteroni) dove sarebbe sorto l’Osservatorio, versandosi poi
nel vallone Fosso Grande.
Uscendo da questo vallone, la lava distrusse molte vigne, si
diresse verso la chiesa di S. Vito, senza danneggiarla e successivamente si
avviò verso la città di S. Giorgio a Cremano.
Giunta a S. Giorgio a Cremano,
la lava si diresse addirittura verso Napoli.
La gente, terrorizzata, organizzava processioni e penitenze per
scongiurare il pericolo.
Allora fu portata la statua di
S. Gennaro (patrono di Napoli) sul ponte della Maddalena per
fermare la lava, la quale, miracolosamente, si fermò nei pressi del ponte.
La figura rappresenta il frate Rocco Domenicano mentre
predica alla gente, accanto ad una statua di S. Gennaro, che fu posta sul ponte
della Maddalena per ricordare il pericolo scongiurato. Il Santo è raffigurato
con la mano destra diretta verso la lava infuocata per ordinarne l’arresto.
In questo modo si concluse, dopo sette giorni, la fase eruttiva,
cominciata l’anno precedente.