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N. 9. – Eruzione del 1779.

 

Per alcuni anni non vi furono, forse, manifestazioni importanti del Vesuvio; ma nel 1771 si aprì una fenditura a circa duecento metri dal cratere, da cui usciva lava che percorreva all’incirca lo stesso cammino della precedente eruzione del 1767, causando molti danni ai terreni circostanti.

Sul cratere sorse un nuovo cono che continuò una modesta attività anche nel 1775.

Ma ecco, nel 1779, un’altra terribile eruzione, una delle più spaventose che si ricordi e che, secondo Palmieri, rappresentava la conclusione del precedente periodo eruttivo.

Dal cratere si elevava un gran fumo, seguito da proiettili che giungevano a notevole altezza.

La lava scendeva abbondante, mentre il Monte Somma era coperto di fuoco dovuto ai proiettili emessi dal Vesuvio.

Ceneri e fumo oscuravano la luce del giorno, mentre le folgori guizzavano frequenti fra quegli immensi globi di fumo.

Poche eruzioni, secondo Palmieri, avevano manifestato una potenza dinamica pari a quella che si sprigionò dal Vesuvio nel 1779, proprio al compimento del XVII secolo dalla sua nascita.

L’aspetto del vulcano variava dal giorno alla notte, per cui i quadri raffiguranti quell’evento terribile sono diversi fra di loro.

La figura dà un’idea di come appariva il Vesuvio, di notte, durante quella terribile eruzione, mentre nel cielo, lugubre e oscurato, si scorgeva la luna piena.

 

Il Vesuvio durante l’eruzione del 1779.

 

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