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N. 15. – Eruzione del 1850.

 

 

Il Vesuvio durante l’eruzione del 1850.

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Dopo l’eruzione del 1838 il Vesuvio rimase a riposo per circa tre anni, salvo segni di una modesta attività.

Nel 1841 avvenne un fatto importante: Il cratere del Vesuvio, che fino ad allora era stato in una profonda cavità imbutiforme, s’innalzò di molto fino ad essere visibile addirittura da Napoli.

Infatti, nell’autunno del 1841, il fondo del cratere si aprì e la lava che ne usciva fece innalzare un piccolo cono interno, formato dalla lava stessa, finché nel febbraio del 1845 questo cono si era tanto alzato che il suo vertice, superato gli orli del cratere, era visibile anche da Napoli.

L’attività continuò anche negli anni successivi, fino al 1849, in cui sembrava terminata.

Ma nel 1850 il cono interno crollò, a causa di violenti esplosioni del vulcano. 

Ancora una volta i pozzi di Resina e Torre del Greco si disseccarono, finché il 5 febbraio il cono vesuviano cominciò a squarciarsi mentre una gigantesca fenditura si aprì, dal vertice verso la base.

Nell’Atrio del Cavallo si aprirono nuove bocche eruttive che versavano lava infuocata in direzione di Ottaviano. Nei giorni seguenti apparve una grande quantità di sabbia.

Gli osservatori che per primi giunsero sul vulcano poterono notare che sulla cima del cono si erano formati due grandi crateri e sul lato orientale si erano formate otto aperture, dalle quali era fuoruscita la lava.

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