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N. 1 . – Introduzione.

 

Luigi Palmieri (Faicchio, 1807 – Napoli, 1896) è certamente uno dei personaggi più illustri della Storia del Medio Volturno.

Fu Professore di Filosofia e di Fisica Terrestre nell’Università degli Studi di Napoli, Direttore dell’Osservatorio Vesuviano (1855 – 1896).

Dedicò tutta la vita all’insegnamento e alla ricerca in vari campi dello scibile, dalla Filosofia alla Fisica, Meteorologia, Vulcanologia.

Per le notizie biografiche devo rinviare lo studioso Lettore agli Annuari dell’ASMV (Associazione Storica del Medio Volturno), indicati nella Bibliografia, riportata al termine del presente studio.

Negli Annuari citati sono state riportate dettagliatamente tutte le vicende della vita dell’illustre scienziato, i suoi studi, le scoperte e le invenzioni e sono stati descritti tutti gli apparecchi di sua ideazione.

Alcuni di tali apparecchi sono ancora presenti presso l’Osservatorio Vesuviano di Ercolano (NA).

Com’è noto, il Vesuvio è uno dei vulcani più famosi del mondo ed è anche quello a noi più vicino.

A questo vulcano il Palmieri dedicò gran parte dei suoi studi, delle sue ricerche, che pubblicò puntualmente su libri, riviste e sugli Annali dell’Osservatorio Vesuviano.

Oggi, il Vesuvio sta imponendosi all’attenzione di tutti i vulcanologi più illustri, perché ormai è venuto il tempo del suo risveglio.

Per fronteggiare la grave emergenza che tale evento causerà ai numerosi e popolati centri urbani situati alle sue falde, è già stato predisposto un piano di evacuazione degli abitanti.

Molti vogliono conoscere la sua storia, vogliono sapere come si sono presentate le numerose eruzioni del passato, quali sono i pericoli che corrono gli abitanti dei paesi vesuviani, quali saranno le conseguenze sul paesaggio, sull’ambiente.

Per tali ragioni ho pensato di presentare la storia di questo vulcano, come vista dal Palmieri, che ne ha descritto magistralmente numerose eruzioni, molte delle quali dopo sua diretta osservazione.

Palmieri costruì anche numerosi strumenti per avere il Vesuvio sotto controllo continuo.

Era in grado di predire le eruzioni con ore o giorni di anticipo.

Durante le eruzioni, egli talvolta si tratteneva presso l’Osservatorio Vesuviano, posto a poca distanza dal vulcano, per poter studiare da vicino le fasi delle eruzioni ed esaminare i vari prodotti provenienti da esso, esponendosi così a gravi pericoli.

La dedizione del Palmieri verso il Vesuvio era conosciuta da tutti.

In una celebre commemorazione della sua morte, (pubblicata sul periodico dal titolo “Pungolo Parlamentare”, anno III, Napoli, Lunedì-Martedì 21-22 settembre 1896, Numero 264, dal titolo "Per la memoria di un maestro", con la firma di Hans), è così scritto:

 

«Povero vecchio casto! Con ineffabile commozione dell'animo, il mio pensiero correva a lui, nella re­cente notte, mentre contemplavo la bifida vetta del Vesuvio delinearsi maestosa nel sereno lunare e secondavo con occhio mesto la curva vermiglia della lava, derivante da quella collina che fu sacra al suo lavoro amoroso.           

E mi parea quasi palpitasse quel bagliore funereo, come palpitava di angoscia il mio spirito, evocando lui, il dinamista inquieto, cui una lieve reluttanza dinamica del cuore valse a spezzar lo stame della vita, subitamente.»

Quindi, il Vesuvio merita il lavoro che mi accingo a svolgere per svelarne, per quanto possibile, i segreti che il Palmieri rivelò ai napoletani, i quali lo reputavano un mago del vulcano.

Si narra che i napoletani di basso ceto credevano che il Palmieri fosse in grado di provocare, a sua volontà, gl’incendi vesuviani, gettando nel cratere opportuni combustibili.

La figura rappresenta una caricatura del Palmieri, vestito da pompiere, mentre spegne il vulcano (da una stampa del 1877).

 

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