N. 3. – Monte
Somma.
Il Vesuvio, come appare oggi e appariva anche ai tempi di
Palmieri, si presenta come un monte bicipite, ossia costituito da due monti,
divisi all’altezza di circa 700 m sul livello del mare.
Quello dei due monti che ha forma di tronco di cono è il Vesuvio
o Cono vesuviano; l’altro, formato da rupi quasi verticali che girano
per circa mezza circonferenza intorno al Vesuvio, è il Monte di Somma, e
doveva costituire parte del cratere di un antico vulcano.
Il Vesuvio sarebbe sorto nel
cratere di questo antico vulcano preesistente, durante l’eruzione del 79 d.C.
Se immaginiamo di eliminare il Vesuvio e di completare per altra
mezza circonferenza le rupi del Monte Somma, potremo avere l’idea di come
doveva presentarsi l’antico vulcano prima che nascesse il Vesuvio.
Quindi, ai tempi di Spartaco e di Strabone (I secolo
a.C.) l’aspetto del Monte Somma si può immaginare come riportato nella figura.
Così riferiscono gli storici e lo stesso Palmieri.
Il Monte Somma ai tempi di
Strabone (I secolo a.C.).
Spartaco sarebbe sceso nel cratere,
insieme con suoi compagni, mediante funi di viticcio e ne sarebbe stato
intrappolato per un po’ di tempo prima di poterne uscire e aggredire
l’accampamento dei nemici alle falde del Monte Somma.
Strabone il quale era, oltre che storico,
anche un grande geografo, parlando del monte ove ora sorge il Vesuvio, così
riferisce (Bibl. 3):
E’ un monte (uno solo!) circondato di ottimi campi ad eccezione del vertice il quale, per la massima parte piano, è del tutto sterile, di aspetto cinereo, mostrando caverne e meati con pietre color fulginoso, quasi fossero bruciate, per modo che ti è lecito conchiudere che questi luoghi un tempo ardessero, con crateri ignivomi, estinti poscia per deficienza di materia.
Secondo Palmieri,
il vertice di cui parla Strabone sarebbe stato il fondo quasi piano
dell’antico cratere, del quale una gran parte rimase quando surse il nuovo cono
che era circondato da una zona quasi piana.
L’ipotesi che il Monte Somma sia stato il cratere di un antico
vulcano è sostenuta da tutti gli storici dell’antichità, come Lucrezio,
Vitruvio ed altri, i quali riferiscono circa l’esistenza di un monte unico.
Ad esempio, Diodoro di Sicilia, che visse ai tempi di Giulio
Cesare, riferisce che questo monte un tempo eruttava fuoco, come l’Etna e
conservava segni di tale attività.
Del resto, anche alcuni studiosi contemporanei asseriscono che tra
le lave del Vesuvio ve ne sarebbero alcune precedenti a quelle dell’eruzione del
79 d.C., anche se il Palmieri riteneva che le lave sarebbero comparse, per la
prima volta, solo durante l’eruzione del 512.
La storia del
Vesuvio vero e proprio comincia, teoricamente, dall’anno 79 d.C.; in pratica, però,
la descrizione accurata delle eruzioni comincia con l’incendio del 1631.